Non so, qualcuno ha letto “La solitudine dei numeri primi”? In media leggete tutti più di me, quindi ero curioso di sentire qualche vostro parere. L’ho finito d’un fiato perché da appena attaccate le prime pagine non vedevo più l’ora in cui me lo sarei tolto di torno. L’abuso di similitudini mi ha fatto tendere pericolosamente verso l’orchite addirittura più dell’abuso di anafore dell’allora Piperno. Alla centosettantacinquesima penso dovrebbero inventare la polizia per i crimini letterari. Poi sento tutta l’origine di saggio per la scuola Holden. Scritto per far vedere che si è capaci di scrivere. Sì, è un compito ben fatto; basta, per un romanzo che poi va a vincere premi letterari? Terrei solo il titolo, un paio di frasi e le ultimissime pagine. Anche le idee buone e l’impianto diluiti da troppe banalità. Azzecca una bella frase e in quella dopo ti cadono le braccia. E certe situazioni narrative sono risibili.
«Sto cercando Alice» disse lui.
«Alice non vive più qui.»
Chissà dove ho sentito questa frase... lasciarla uguale al film, che almeno scatena un po’ di ilarità e non lanceresti il tomo dal treno in corsa dove lo stai leggendo?
mercoledì 13 agosto 2008
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