domenica 21 ottobre 2007

Marxisti ortodossi

Negli ultimi anni i lavoratori più giovani sembrano incontrare, in Italia, difficoltà crescenti nel costruirsi una carriera lavorativa che consenta il pieno sviluppo delle attitudini e delle capacità individuali, con una conseguente maggiore dipendenza dalle famiglie di origine. Motivato dai timori di un possibile arretramento delle condizioni di vita delle nuove generazioni, rispetto a quelle godute dalle generazioni precedenti, il lavoro analizza l’andamento dei salari dei lavoratori dipendenti più giovani negli anni novanta e lo raffronta con i dati relativi ai lavoratori delle altre fasce di età.

Il saggio mostra che il salario relativo dei lavoratori dipendenti più giovani si è effettivamente ridotto nel corso degli anni novanta. Secondo i dati dell’indagine sulle famiglie condotta dalla Banca d’Italia, alla fine degli anni ottanta le retribuzioni nette medie mensili degli uomini tra i 19 e i 30 anni erano del 20 per cento più basse di quelle degli uomini tra i 31 e i 60 anni; nel 2004 la differenza era quasi raddoppiata in termini relativi, salendo al 35 per cento. Un andamento simile si osserva per le retribuzioni orarie, che non risentono della crescente diffusione del lavoro part-time, ed è riscontrabile a tutti i livelli di istruzione. Nel complesso, la dinamica del differenziale retributivo tra generazioni non sembra riflettere cambiamenti nella composizione settoriale dell’occupazione, quanto piuttosto il declino dei salari d’ingresso, presumibilmente connesso ai mutamenti della legislazione sul mercato del lavoro.

Considerando un campione di lavoratori dipendenti del settore privato, estratto dagli archivi dell’Inps, si stima che nel decennio 1992-2002 il salario mensile iniziale (misurato ai prezzi del 2002) sia diminuito di oltre l’11 per cento per i giovani entrati sul mercato del lavoro tra i 21 e 22 anni, presumibilmente diplomati (da 1.200 euro mensili a meno di 1.100); il calo è dell’8 per cento per i lavoratori tra i 25 e i 26 anni, potenzialmente laureati (da 1.300 a 1.200 euro mensili). Per entrambe le classi di età, i salari d’ingresso, a prezzi costanti, sono tornati nel 2002 sui livelli di venti anni prima. La riduzione del salario d’ingresso negli anni novanta non è stata controbilanciata da una carriera e, quindi, una crescita delle retribuzioni più rapida. La perdita di reddito, in termini reali, nel confronto con le generazioni precedenti risulta dunque in larga parte permanente.
[...]
In conclusione, le preoccupazioni per il peggioramento relativo delle carriere lavorative delle generazioni più giovani appaiono fondate, anche in un contesto economico generalmente meno soddisfacente per tutti. Né i fattori di domanda e offerta né l’ingresso di individui mediamente meno qualificati rispetto al passato riescono a spiegare questa tendenza. Sembra plausibile invece ipotizzare che, in un quadro di generale moderazione salariale, l’aggiustamento delle retribuzioni sia stato asimmetrico e abbia penalizzato maggiormente le prospettive dei lavoratori neoassunti rispetto a quelle dei lavoratori già impiegati.


Questa non è come si potrebbe immaginare un'analisi promossa da uno dei tanti partiti della sinista al governo ma da due economisti – Alfonso Rosolia e Roberto Torrini – della Banca d'Italia, notoriamente un covo di marxisti.
Poi che dire, più che di politica preferisco occuparmi di nutrie, ma quando Prodi, stando all'ultimo lancio di Repubblica, afferma che "ha ragione il Papa, la precarietà è un grave problema", non bisogna illudersi che si interessi di giovani e di precariato, di quello se ne fotte come sempre; sta ancora una volta parlando, da consumato baciapile, alle gerarchie cattoliche oltretevere. Mi vien voglia di iscrivermi ai Marxisti-leninisti, altro che PD.

2 commenti:

Antigone79 ha detto...

Io la voglia la avverto già da tempo...arruolarsi nelle BR farà troppo retrò?

beatrix ha detto...

povera sei e povera morirai.
tu, e la tua dignitosa indigenza.

PS: però...a good news for me: nicolazzini mi dà il rimborso spese...ancora non si sa how much, ma almeno ammette: "ci mancherebbe, lo trovo doveroso"