Sento sul collo il fiato del poststage, vado in piazza Grandi – che non è quella di Dalla – per parlare di un nostro progetto - o di un loro progetto? -e ci torno con le pive da redattore veramente nel sacco. Sento il fiato sul collo della disoccupazione, li vedo tutti a piazzarsi e tutti che piazzano tutti e io sono ancora lì nonostante dovrei essere altrove... o vorrei essere ... boh. Risalgo sul tram in direzione centre of the city where all roads meet waiting for you – cantava l’amico e per un quinto omomino Ian Curtis –, c'è un tale che ha lo zaino rimasto chiuso nella porta. Ma non è lui il problema. Appena la porta si riapre sento un rumore di microfono acceso. Eppure non sono ancora al concerto dei Gutter Twins di domani sera. Sempre se la Y10 non mi rilascia in panne sul viale Scarampo. Panoramico a destra con il collo, quello è davvero un microfono acceso, c’è una cassa con un display. Non è un semplice amplificatore. È salito un tipo con l’aria da ragazzotto borghese che pensa di essere alternativo, porta i jeans, una felpa col cappuccio infilato, gli occhiali da sole. Dal cappuccio escono dei capelli tinti di biondo (ve l’immaginate uno esibirsi sul tram col cappuccio e gli occhiali da sole? Non so se vuole fare più il figo o non farsi riconoscere... a giudicare dall’intelligenza direi la prima). Sarà un rapper, sapete uno di quelli che parla della sua cosa dice bella lì che storia a tutti e che lui è un randagio... L’ampli con display ha un registratore. Parte una base. Non è un rap. La riconosco prima che inizi a cantare. Gia lo sento che inizia “Siamo i ragazzi di oggi”... Il guaio è che poi attacca veramente. “Siamo i ragazzi di oggi”. Ho qualche secondo per non avere conati di vomito. Prendo il mio urlo e il mio furore e li porto fuori al più presto: il tram non si muove ancora. La porta è aperta. Sarà il fattore X-Factor, amici o cosa.... (ma vi ricordate operazione tronfio?). Rifilo al karaokaro la scena da sketch comico di serie B che si merita; «Ciao ciao ramazzotto» sibilo dentro di me mentre scendo dal 27 (il 27 è il tram che passa meno di tutti a Milano, me lo ricordo da un vecchio corso di radiotelecronista... si perché ho anche fatto un corso da radiotelecronista in vita mia... le cose inutili non me le sono fatte mai mancare... tutte). Ci balzo proprio, zompo proprio giù. Sul ginocchio zoppo atterro sulla banchina in Piazza Cinque giornate. Piazza Cinque Giornate... perderò un bel po’ di tempo. Il 27 è di nuovo il terzo tram... Scendo a San Babila. La metropolitana non funziona. Vado a piedi in San Michele. Arrivo alle sei passate. Devo riferire al tutor. La Milano da bere ma io ho sete e fa un gran caldo. Ho perso un’ora per uno che non ha di meglio da fare se non portarsi in giro le basi e fare il karaoke sui tram rompendo le palle alla crème brulee – gioventù bruciata – dei disoccupati. Se quel piagnone di Morrissey cantava burn down the disco.. io cosa devo cantare... Burn down the TV hang the blessed singer because the music they constantly play(back)... says nothing to me about my life... E muoia sotto al tram.... .... La prossima volta canterò io a qualche ragazza carina Kiss Me On The Bus... sappiatemi dire almeno di chi è (senza internet, please). Se poi capite l’incipit di quale capolavoro della letteratura io ho parafrasato, offro da bere al rattazzo al primo che lo mette per iscritto... è facile.... è uno dei libri perspicui... tradotti da una nostra beneamata (...) conoscente.... E se non lo sapete vi raggelo sulla punta di una forchetta... E vi mando a stendere insieme a X-Factor, cari amici fondi, ascoltate la scimmia sulla schiena del vecchio zio Tom. Possibile che capitino tutte a me?
PS: Non ho sbagliato il titolo. A casa mia "Terra promessa" è solo il film di Amos Gitai.
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